CONCORSO NUOVO PONTE DELL'ARSENALE DI VENEZIA
CONCORSO NUOVO PONTE DELL'ARSENALE DI VENEZIA
Venzia [Venezia], Italia -  2006

DALL’OPERARE  DI ALEXANDER CALDER

<<L’opera non prescinde dai caratteri costruttivi di Venezia, la struttura portante è collocata sopra il terreno, gli stralli a terra e le aste di sostegno, possono essere considerati l’estensione dei pali su cui fondano gli edifici veneziani, “palafitte smaterializzate” che mettono in atto l’esistenza di uno spazio astratto.
La figura del ponte aperto si presenta verticalmente unita al cielo. La struttura portante, pur nella sua essenzialità, è esposta sulla base del terreno come un elemento individuale tra cielo e terra. Fa pensare ad una gru del passato industriale dell’Arsenale, ma in questo caso assume una connotazione “fiabesca”, da leggersi nella materia luccicante che si appropria dei colori e dei riflessi della laguna e del cielo. Il disegno però - visivamente instabile ed asimmetrico - parla di una fiaba poco rassicurante tanto meno gradevole… più reale che immaginaria.
Il piombo del contrappeso, inclinato verso terra in discontinuità dal sostegno, imprime al ponte una nuova dimensione dinamica, e fa presagire il movimento anche da fermo.  L’apparecchiatura delle rampe che distribuiscono i vari flussi, contamina con nuova materia la struttura del ponte e si ramifica verso le banchine dove approda al suolo senza interferire con il circostante. Il percorso si relaziona al contesto con inserti di acciaio corten sui bordi delle rampe e con placcature che segnalano l’accesso. Questo metodo diacronico e asimmetrico, fatto di disassamenti e scarti continui, è stato applicato al progetto in tutte le sue parti. Nel dettaglio è racchiusa la coscienza che il frammento obbliga ad accorciare le distanze, induce ad osservare materiali, particolari della carpenteria e delle finiture. L’opera di ingegneria cerca di sfuggire alla consuetudine di dovere essere collocata unicamente per scopi “utilitari” e “tecnici” superando quella dicotomia tra ingegneri e architetti” . Quasi come una scultura di Alexander Calder si combinano il faber con il ludens producendo una piccola e preziosa opera d’arte.>> (estratto rielaborato dalla relazione di progetto)